L’arrivo a Pavia e i primi anni

L'arrivo di Manno di Vicenza a Pavia avvenne, forse, alla fine degli anni Venti del Quattrocento, sulla base di quanto contenuto in una petizione rivolta al duca nel 1461, nella quale egli sosteneva di risiedere in città da almeno 33 anni. Tuttavia, bisogna aspettare il luglio del 1441 per avere la prima attestazione documentaria della sua presenza in città, quando Manno e il fratello Cressino, ricevono lo status di familiaris (cortigiano) di Francesco Sforza, allora signore di Pavia, che garantiva a entrambi il diritto di libera circolazione all'interno e all'esterno del Ducato di Milano.

I rapporti con la città, e con i principi milanesi, si rinsaldarono ulteriormente all'inizio degli anni Cinquanta del secolo, quando Manno ottenne il diritto esclusivo di prestare denaro a interesse a Pavia e nel suo distretto per 10 anni, con il versamento di 25 lire di imperiali all'anno, escludendo qualsiasi altro prestatore ebreo dalla possibilità di esercitare tale attività senza il suo consenso. Probabilmente, la nuova condotta andava a integrare quella concessa nel dicembre del 1433, grazie all'intervento del castellano di Porta Giovia a Milano, al padre Aberlino, giunto in città forse per collaborare con il figlio nella gestione del banco.

Concessione dello status di familiares ai fratelli Manno e Cressino di Vicenza

ASMi, Registri Ducali, 96, f. 7r-v.


Il nucleo familiare pavese

Una volta stabilitosi nella città sul Ticino, Manno venne raggiunto prima dal padre Aberlino, attivo in città almeno dal 1433, e successivamente dal fratello Cressino, con il quale gestiva l'attività feneratizia già negli anni Quaranta del secolo. Sembra che almeno Manno e il padre avessero continuato a mantenere rapporti stabili in terra veneta e in particolare a Venezia, dove Aberlino risulta risiedere ancora alla fine del 1462 e dove venivano talvolta inviati beni e mercanzie. Qui infatti Manno aveva lasciato sicuramente due sorelle, che vivevano insieme ai rispettivi mariti Anselmo e Zaccaria.

Nel frattempo, Manno aveva ormai iniziato a costruirsi una vita stabile a Pavia in una casa situata nei pressi della Porta di San Pietro al Muro, dove probabilmente nacquero i suoi tre figli, Giacobbe, Amandolino e Cressino, e dove, circa dalla metà degli anni Sessanta, venne raggiunto anche dal fratello Angelo. Con quest'ultimo i rapporti furono tesi fin dal suo primo arrivo in città, generando una lite di parecchi anni in merito al diritto di gestione del banco di prestito cittadino. Contesa che sembra risolversi, almeno in un primo momento, con una sentenza arbitrale in favore di Manno nel novembre 1469.

Torre de’ Catassi a Pavia

Nei pressi dell’ormai scomparsa chiesa di San Giorgio


Manno e la città di Pavia

Fin dal suo arrivo a Pavia alla fine degli anni Venti del Quattrocento, sembra che i rapporti di Manno, e della sua famiglia, con le autorità pavesi siano stati sempre proficui. Ciò garantì infatti al prestatore vicentino il riconoscimento del monopolio sul mercato del credito cittadino, diritto più volte rivendicato e tutelato dagli officiali locali anche nei decenni successivi, in particolare di fronte ai tentativi di ingerenza del fratello Angelo e del cognato Giuseppe tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo.

La presenza di Manno in città era infatti vantaggiosa non solo per i cittadini, che potevano rivolgersi al suo banco per ottenere piccoli prestiti, ma per le stesse autorità comunali che in diverse occasioni decisero di sfruttare i suoi servizi: per esempio nel maggio 1454 quando Manno decise di offrire in prestito al comune la cifra considerevole di 1293 lire di imperiali per saldare il debito della città nei confronti del commissario ducale Filippo d'Ancona, e, ancora, nel maggio 1457, quando il Comune si rivolse all'ebreo per un prestito di 400 lire, necessario alla riparazione delle dighe sul Ticino. I servizi offerti garantirono a Manno la difesa e il sostegno delle autorità in momenti di particolare attrito con la cittadinanza, come in occasione dell'attacco sferrato alla sua casa da alcuni studenti nel giorno del Venerdì Santo del 1461, respinto solo dall'intervento del conte Giovanni Bolognino Attendolo, capitano del castello di Pavia

Condotta concessa da Francesco Sforza a Manno

ASMi, Carteggio Sforzesco, 39 (4 maggio 1450)


Come citare questo articolo

Luca Campisi, "Manno di Vicenza, ebreo di Pavia. Un banchiere al servizio della città e dei Duchi di Milano", in in-italia.org, 2024-06-17 07:54
https://italja.informaticaumanistica.com/storia/manno-di-vicenza-ebreo-di-pavia/
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